Privati, associazioni o aziende possono sostenere Bolzano Danza in vari modi, dando un contributo prezioso per promuovere la qualità artistica nella nostra regione. Il Festival è un evento culturale che crea community superando ogni barriera linguistica e culturale e dialogando con tutte le arti: musica, design, architettura e arti figurative. Perciò chi sostiene il Festival promuove la cultura, l’integrazione, la sostenibilità e… la bellezza!
Bolzano Danza: una storia avviata sulle punte
Pubblicato il 21.07.2024
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Avviato “sulle punte” 40 anni fa, il Festival Bolzano Danza nasce nel 1985 come spin-off della sezione danza classica di “Bolzano Estate”. Spettacoli e corsi di danza caratterizzano il nuovo evento organizzato da Comune e Provincia di Bolzano con Loredana Furno direttrice artistica. Quattro anni dopo, i co-direttori artistici Ulrich Roehm e Giuseppe Carbone invitano a Bolzano le maggiori scuole europee di danza classica: la Soirée Roland Petit, con Alessandra Ferri e il Ballet National de Marseille, riscuote enorme successo.
Nel 1994, sotto la guida di Lanfranco Cis, il festival compie una “pirouette” e si apre alla danza contemporanea, ponte tra cultura mitteleuropea e mediterranea. Tra gli artisti invitati, l’icona coreutica afroamericana Bill T. Jones. “Fu una sorpresa la chiamata alla direzione con l’obiettivo di dare una svolta alla manifestazione orientandola alla contemporaneità – racconta Lanfranco Cis -. Per dieci anni il Festival aveva presentato un cartellone di ottimo livello ma eterogeneo, con compagnie prestigiose ma senza un’identità precisa. Serviva un segno forte per distinguere Bolzano Danza dall’omologazione dei molti festival estivi e ho puntato tutto sui linguaggi del nostro tempo, tenendo presente la peculiarità della città di essere ponte tra culture. Data alla manifestazione quell’anima che mancava, la risposta del pubblico mi ha sorpreso svelando un’autentica curiosità del nuovo; ho capito che si poteva osare. Ricordo il grande successo di “May B.” di Maguy Marin, il “Romeo et Juliette” di Angelin Preljocaj e il “Red Giselle” del russo Boris Eifman”.
Bolzano Danza diventa tematica, nel 2001 l’organizzazione passa alla Fondazione Nuovo Teatro Comunale e piazza Verdi diventa sede principale del Festival, riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali. Dal 2003 il testimone dei workshop passa al Südtiroler Kulturinstitut, mentre i primi vent’anni segnano l’attenzione per le coreografe e la danza contemporanea; Edith Wolf Perez è direttrice artistica dei corsi.
Nel 2007 Manfred Schweigkofler assume la direzione artistica, progettando eventi all’aperto e in luoghi suggestivi. “Ho cambiato l’indirizzo, da un festival di nicchia a uno di ampio respiro, con spettacoli di grande appeal e, finalmente, sale piene – ammette Schweigkofler -. Arrivarono le nostre produzioni e prime mondiali, come “Dolomytica” o “Illuminata” con Ismael Ivo, che ci sono valse inviti persino alla Biennale di Venezia. È stato meraviglioso lasciarsi ispirare dal carisma di leggende che hanno scritto la storia della danza, da Carolyn Carlson a Marcia Haydee, ma fu indimenticabile ritrovarsi, a dieci minuti dalla prima assoluta di “Illuminata”, a cospargere di coca-cola il palco per sgrassarlo dai detergenti che lo avevano reso una pista da pattinaggio”.
È il 2011, Emanuele Masi affianca Schweigkofler e Bolzano Danza diventa “2.0”, inclusivo e urbano. Neo-direttore artistico del Comunale per danza e opera, dal 2013 Masi ripensa il festival. “Ho cercato di rispondere a un’urgenza precisa: riattivare il legame con la città che sembrava smarrito – ricorda -. Affiancai grandi nomi e giovani talenti, ideai la sezione off-stage, portai la danza in strade, in vetta alle Dolomiti, in musei e vetrine dei negozi, attivai iniziative di coinvolgimento attivo di pubblico e comunità specifiche, come migranti e ospiti delle case di riposo. Alcune idee potevano risultare naïf, ma raggiunsi l’obiettivo di un forte radicamento del festival”.
Due anni dopo l’organizzazione passa alla Fondazione Haydn, la rassegna è sostenibile e interattiva. Aprile 2020: con “Eden – Danza per uno spettatore” il festival propone, in risposta alla pandemia, centinaia di performance come incontro simbolico tra un solo spettatore e un solo danzatore. “Per questo progetto irripetibile commissionai coreografie a Rachid Ouramdane, Carolyn Carlson, Michele Di Stefano – conclude Masi -. Lo intitolai come il luogo del primo incontro tra due esseri umani, perché tali erano le prime riaperture di sipario dopo mesi di chiusura. Un’esperienza indimenticabile”.
Silvia M. C. Senette
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